Seminari di Logica e Filosofia della Scienza – I semestre – A.A. 2016/2017

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Dipartimento di Scienze Umanistiche

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Centro Interdipartimentale Tecnologie della Conoscenza

Seminari di Logica e Filosofia della Scienza

“Progresso e Verità nelle Scienze”

I semestre dell’ Anno Accademico 2016/2017

[pagina in continuo aggiornamento – abstracts presto disponibili]

Coordinatore: Gianluigi Oliveri
Università di Palermo

Calendar-TimeNei giorni indicati, ore 16.00-18.00 map-8Aula Consiglio (‘ex direzione’), I piano, ex Facoltà di Lettere e Filosofia (Edificio 12), Viale delle Scienze, 90128 Palermo
Partecipazione libera senza registrazione business_contactgianluigi.oliveri@unipa.it


N.B. : I seminari saranno tenuti in italiano (anche quelli il cui titolo è dato in inglese).

Seminari del I semestre – Anno Accademico 2016/2017 {->> .pdf}
Data Titolo e sommario Relatore
19 ottobre 2016 ‘Sull’attuale importanza di un’antica metafora in matematica’

La matematica, come la letteratura e le scienze empiriche, non può fare a meno dell’uso di metafore la cui funzione è, prevalentemente, quella di trasferire informazioni  da un ambito all’altro in modo efficace e compatto. Lo scopo principale di questo contributo è quello di esplorare brevemente un’importante metafora utilizzata da moltissimo tempo in matematica “la matematica è un edificio che poggia su delle fondamenta” al fine di valutarne l’attuale efficacia. 

Gianluigi Oliveri
Università di Palermo
26 ottobre 2016 ‘In che senso il progresso nelle scienze contemporanee ha cambiato l’idea di verità?’

L’ autore si propone di mostrare, attraverso un percorso storico-teoretico, come l’evoluzione della Fisica e i progressi che sono avvenuti nelle altre scienze abbiano cambiato radicalmente il concetto di Verità emerso dalla scienza classica. Da Galilei a Newton, la Natura era stata equiparata, com’è ovviamente noto,  a un meccanismo perfetto strutturato internamente secondo la geometria euclidea e retto da leggi invarianti, cioè eterne. Alla luce di tale prospettiva conseguire la Verità non poteva significare altro che “fotografare” obbiettivamente tale situazione “così come essa effettivamente è”. Di conseguenza, il concetto di Verità (scritto sempre con la maiuscola!)  era inteso come “corrispondenza perfetta” tra teoria scientifica e Natura. L’evoluzione delle scienze a tutti i livelli ha però mostrato che la Natura non è un meccanismo “perfetto”, cioè definitivamente compiuto, ma un’entità che è il risultato di un processo storico in continua, anche se lenta, trasformazione. In ragione di ciò va cambiato il modo di intendere il concetto di verità perché, come la storia delle teorie scientifiche insegna, non esiste una descrizione  della Natura che possa pretendere di essere quella definitiva.

Giuseppe Gembillo
Università di Messina
9 novembre 2016 ‘Negazione e Linguaggio Comune’

Nell’uso linguistico ordinario la negazione ha una caratteristica che la logica ordinaria ignora completamente, l’indeterminatezza. Normalmente questa indeterminatezza è tenuta sotto controllo dalle “tacite intese enormemente complicate” (Wittgenstein) che governano tale uso, tuttavia è (di principio) sempre presente ed è alla base, per esempio, del sofisma del cornuto (Hai quello che non hai perduto? – Sì. – Hai perduto le corna? – No. – Sei cornuto).

Tuttavia in alcuni linguaggi diversi dal discorso quotidiano, come la scrittura numerica decimale e la notazione musicale, esistono segni interpretabili in modo plausibile come negazioni e che non hanno questa indeterminatezza.

Gianni Rigamonti
Università di Palermo
16 novembre 2016 ‘Proper Scoring Rules, Entropy and Extropy’

Le regole di penalizzazione appropriate o proper scoring rules sono state introdotte per valutare l’accuratezza di previsioni probabilistiche. Esse consentono di misurare il divario tra un’assegnazione probabilistica su una famiglia arbitraria di eventi e la rispettiva realizzazione. Nell’ambito dell’impostazione soggettiva delle probabilità le proper scoring rules sono state utilizzate sia per definire che per elicitare le probabilità. Infatti, il principio di coerenza, che consente di definire la probabilità soggettiva, può essere espresso attraverso un criterio di penalizzazione basato sulle proper scoring rules. Inoltre, se si chiedesse ad un individuo di manifestare le sue valutazioni di probabilità sotto questa regola di penalizzazione, egli per poter minimizzare dal suo stesso punto di vista il valore atteso della penalizzazione, dovrebbe dichiarare le valutazioni di probabilità che effettivamente ha in mente (e non altre). In riferimento ad una partizione di eventi si mostra che la nozione di entropia di Shannon può essere vista come il valore atteso della penalizzazione totale rispetto ad una particolare proper scoring rule asimmetrica. Utilizzando la duale di tale regola è possibile definire una misura di informazione duale e complementare all’entropia: l’extropia. Infine, si mostra che la somma dell’entropia con l’extropia coincide con il valore atteso della penalizzazione totale rispetto ad una particolare proper scoring rule simmetrica.

Giuseppe Sanfilippo
Università di Palermo
23 novembre 2016 ‘Dweller in truth’

L’uomo di scienza in generale e il fisico in particolare ha di sé l’immagine di ricercatore della verità – almeno nel campo di ciò che è osservabile e possibilmente sperimentalmente osservabile. L’approccio alla verità, per tramite della ricerca, può seguire percorsi diversi e, occasionalmente, assistere a salti discontinui detti rivoluzioni scientifiche. Tuttavia il percorso sembra essere quello di un avvicinamento costante a una descrizione coerente della natura. Cioè, i dislivelli ci possono essere ma più piccoli. Così la visione newtoniana della meccanica sembra uno sviluppo di quella einsteiniana per basse velocità; un po’ più complicato è il rapporto della fisica classica con la meccanica quantistica e il paradigma del caos sembra vivacchiare presso i ricercatori della verità. Ma… è vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza

Emilio Fiordilino
Università di Palermo
30 novembre 2016 ‘Il concetto di fiducia: nell’uomo, nel robot e nella scienza’

La fiducia è alla base delle relazioni umane, tuttavia rimane un concetto elusivo. Negli ultimi anni il concetto di fiducia è stato ampiamente analizzato dalla sociologia e dalla psicologia, e recentemente, numerosi studi hanno esteso il concetto di fiducia incentrandosi sulla relazione tra fiducia e automazione. In particolare è stata analizzata la capacità dell’utente a delegare compiti alle macchine, anche in situazioni di vulnerabilità: si pensi ad esempio ai piloti automatici degli aerei o ai robot per lo svolgimento di operazioni chirurgiche. Il concetto di fiducia nei robot assume un significato diverso rispetto alla fiducia in una persona o un sistema automatico: un robot, a differenza di un sistema automatico possiede infatti alcune capacità cognitive e decisionali. Il seminario discuterà il concetto di fiducia nelle relazioni umane e e le sue estensioni alle relazioni uomo-macchina e uomo-robot. Infine, verranno brevemente discusse le problematiche relative alla fiducia nelle istituzioni e nella scienza.

Antonio Chella
Università di Palermo
7 dicembre 2016 ‘Giuseppe Veronese e il dibattito sulle geometrie non archimedee’

La ricerca in Matematica nella seconda metà dell’ottocento era proiettata all’analisi dei fondamenti, in particolare a quelli della geometria. L’opera che si può ritenere racchiuda le ricerche di quel periodo sono i Grundlagen der Geometrie (1899) di David Hilbert. Ciononostante, la scuola italiana in questi anni si è distinta nel campo dei fondamenti della geometria. Tra i protagonisti ricordiamo Riccardo De Paolis, Corrado Segre, Giuseppe Peano, Giusepppe Veronese, Gino Fano, Federico Enriques e Mario Pieri. In particolare, Giuseppe Veronese (1854-1917) nelle sue Lezioni per la Scuola di magistero in Matematica: Fondamenti di geometria a più dimensioni e a più specie di unità rettilinee esposti in forma elementare (1891), affrontava lo studio della geometria non archimedea, ossia di una geometria nella quale venga postulata l’esistenza di infinitesimi attuali. Egli costruiva un continuo geometrico indipendente dalle coordinate e solo successivamente assegnava dei nuovi numeri ai suoi elementi. Con questo procedimento Veronese mostrava che l’impossibilità dell’esistenza degli infinitesimi attuali espressa dal principio di Archimede è una conseguenza del postulato di Dedekind, ma non di altre formulazioni del principio di continuità. Così l’autore rispondeva alle obiezioni di Cantor, Vivanti e Peano, sull’esistenza dell’infinitesimo attuale. Il dibattito durò a lungo, con numerosi interventi di matematici in Italia e all’estero. Tra questi ricordiamo quello di Tullio Levi Civita (1873-1941) che, nel 1893, pubblicava il lavoro Sugli infiniti ed infinitesimi attuali quali elementi analitici, che può considerarsi precursore dell’analisi non standard. Le controversie sulla geometria non archimedea terminarono solo con la pubblicazione dei Grundlagen di Hilbert, che mostravano la possibilità di una tale geometria. Nel 1908, al congresso internazionale di Roma, Veronese  ebbe il riconoscimento del primato e tenne una relazione generale dal titolo La geometria non-Archimedea, ma la sua opera rimase comunque in secondo piano nella comunità scientifica, rispetto all’opera di Hilbert.

Cinzia Cerroni
Università di Palermo
14 dicembre 2016 ‘Rivoluzione industriale e rivoluzioni politiche. Continuità e discontinuità in
storiografia’

Rivoluzione industriale. Il mainstream storiografico vuole che con l’introduzione di nuovi sistemi di produzione industriale in Inghilterra al passaggio tra ‘700 e ‘800 il mondo sia cambiato radicalmente. Invece si trattò solo di un inizio. Chi legge l’intera storia dell’economia di quel periodo sotto la categoria di “rivoluzione industriale” rischia di sopravvalutare la dimensione della discontinuità a scapito di quella della continuità storica. La stessa osservazione critica può essere rivolta, e a maggior ragione, all’espressione “rivoluzione agricola”: la trasformazione fu tutt’altro che brusca. Vanno poi considerati anche gli elementi più propriamente tradizionali, riscontrabili nei vari settori economici, industria compresa, e in tutta l’Europa centro-occidentale, Gran Bretagna compresa. Senza considerare questo dato d’insieme non è possibile intendere, oltre all’economia, il sistema politico, la struttura sociale, la vita quotidiana ottocentesca. E in effetti quella è una società segnata dall’egemonia dell’aristocrazia, dal punto di vista valoriale; e dal punto di vista economico casomai dalla finanza anziché dell’industria. Cadremmo nell’anacronismo immaginando quel tempo come interamente modellato sul fenomeno dell’industrializzazione. Paradosso vuole che in politica la Gran Bretagna sia il paese dell’evoluzione e dunque dell’anti-rivoluzione. Il paese della rivoluzione “vera”, per eccellenza, è la Francia, che ben poco ha dato alla rivoluzione industriale. Ovviamente, evocando la rivoluzione industriale il mainstream ha voluto “tenere insieme” fattori (politici ed economici) del tutto eterogenei, in modo da darci una visione (pseudo) coerente del meccanismo progresso/rivoluzione. Applicazione nel ragionamento del Manifesto di Marx. Confutazione nell’Antico Regime di Tocqueville. La presunta equivalenza tra movimento operaio e rivoluzione industriale.

Salvatore Lupo
Università di Palermo
21 dicembre 2016 ‘Verità e progresso nella scienza moderna alla luce della questione della sottodeterminazione delle teorie’

La relazione si propone di inquadrare il tema della Sottodeterminazione delle teorie scientifiche nelle più ampie questioni della Verità e del Progresso della conoscenza nella Scienza moderna. E’ infatti ben noto, dalla grande letteratura epistemologica dell’ultimo secolo sulle scienze della natura, che il fenomeno della Sottodeterminazione può costituire un problema sia per lo scienziato
che ordinariamente svolge la sua indagine rilevando dati empirici e tentando la spiegazione di questi ultimi attraverso innovative sintesi teoriche, sia per il filosofo che, da un lato, sottopone al vaglio dell’approfondimento epistemologico la pretesa di verità delle teorie scientifiche e, dall’altro, cerca di ricostruire il procedere della Scienza alla luce della questione del progresso conoscitivo (negando tale progresso in scienza o affermandolo, secondo le diverse tesi filosofiche sostenute). E tuttavia, ben minore attenzione è stata dedicata all’aspetto della Sottodeterminazione di alcune (talora molto importanti) teorie scientifiche, inteso come intrinseco e strutturalmente necessario all’attività del teorizzare, dal punto di vista di ciò che tale aspetto può significare in termini di ricchezza congetturale, e dunque capacità rappresentativa e virtù di sviluppo progressivo, di quelle stesse teorie. Nella relazione, si intende quindi mostrare e sostenere il carattere di risorsa, più che di problema, della Sottodeterminazione, evidenziando come proprio nell’ottica di tale aspetto (tecnico ed epistemico al tempo stesso) la comprensione, e l’affermazione, della proprietà di Verità delle proposizioni teoriche e del carattere progressivo della conoscenza nella Scienza moderna possano
essere meglio indirizzate.

Vincenzo Teresi
Università di Palermo

Centro Interdipartimentale Tecnologie della Conoscenza (website)


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